Le persone con l'HIV sono nel panico per la repressione sui gay in Tanzania

Le persone con l'HIV sono nel panico per la repressione sui gay in Tanzania

Una donna in lacrime mentre sbava il suo eye-liner nero e stringe una borsa con dentro delle pillole antiretrovirali per l'HIV dice "sono sola al mondo".

La donna indossa un hijab che le copre i suoi lunghi capelli , un abito tradizionale arabo con delle rose un paio di scarpe a punta, si siede nello studio di un gruppo, in una comunità che offre sostegno alle persone LGBT che lavorano nella prostituzione; cercando di riprendere la sua compostezza. "Princess Shadya" questo è il nome con cui la chiamano gli amici, è un uomo transessuale e si identifica in una donna. Lei vive in Tanzania, dove le persone LGBT sono sempre più sotto attacco da parte del governo.

Shayda , ha chiesto che il suo vero nome non venisse rivelato a causa della repressione fatta dal governo nei confronti delle persone LGBT e dice "sono preoccupata, se scoprono che sono transgender non mi daranno più le mie medicine".

Lo scorso agosto, il Ministero della Giustizia ha interrotto i programmi di prevenzione dell'HIV, finanziati dagli Stati Uniti, che avevano lo scopo di aiutare gli uomini omosessuali - ed ha avvertito qualsiasi no profit che supporta l'omosessualità che saranno sospese ogni loro attività  . Da allora,vi è stato un continuo sforzo per via del blocco dei programmi o per il loro riattivarsi.

A febbraio il governo ha vietato a 40 centri sanitari privati di fornire servizi per l'HIV/AIDS ad una parte "chiave della popolazione" - una categoria che include anche gli uomini gay, transessuali e tutti quelli che lavorano nella prostituzione. Il Ministro della Salute Ummy Mwalimu ha dichiarato durante una conferenza stampa che il motivo "deriva dal fatto che è stato stabilito che questi centri con il loro lavoro stavano promuovendo l'omosessualità, che in Tanzania è contro la legge".

Il 5 marzo, il vice Ministro per la salute Dr.Hamisi Kigwangalla su Twitter ha scritto :" La guerra contro la promozione dell'omosessualità come un normale stile di vita è reale in Tanzania e mi congratulo con le forze di polizia che recentemente hanno fatto innumerevoli sforzi concentrandosi su questo problema" Kigwangalla che è un medico, ha anche ordinato a tre uomini di consegnarsi alle forze dell'ordine per la "diffusione" dell'omosessualità.

Tra le altre, su Twitter ci sono anche queste sue osservazioni :

Questo tipo di atteggiamento anti-gay fa parte della storia della Tanzania, dal 1885 fin dalla prima guerra mondiale, la Tanzania era una colonia della Germania e la legge anti-sodomia tedesca all'epoca era già in vigore. Poi gli inglesi hanno assunto le loro leggi contro "gli atti osceni" - in pratica il divieto dell'attività sessuale fra uomini era già in vigore dal 1945. In quell'anno la colonia passò il suo primo codice penale che oggi può arrivare ad una pena massima detentiva di 30 anni di carcere per i rapporti fra persone gay. Il sesso lesbico tuttavia non viene criminalizzato.

Nonostante i divieti della legge, il paese aveva già reputato inaccettabile la comunità LGBT - fin da quando John Magufuli fu eletto alla presidenza a fine 2015.

Soprannominandolo il "Bulldozer" per via del suo atteggiamento pragmatico. Magufuli ha intensificato gli sforzi per poter sanzionare il comportamento omosessuale, con una repressione più ampia e diffusa nel corso della quale sono stati presi di mira anche i giornalisti. Paolo Makonda, l'assessore regionale di Dar es Salaam, una delle più grandi città della Tanzania, ha detto che nel 2016 lui andrebbe personalmente su Facebook e su Instangram per stanare le persone gay con l'intento di poterle arrestare. Ha anche pubblicato una frase dove dicevano che coloro che seguono i gay devono ritenersi "altrettanto colpevoli".

Anche quando i programmi per le persone sieropositive sono normalmente in vigore, i pazienti possono aver paura di venire a chiedere aiuto. In una clinica che offre supporto alla popolazione LGBT si sarebbero recati per il test gratuito dell'HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili,  per prendere le medicine, preservativi e lubrificanti solo 30 persone in un mese.
Ora come ora, nessuno si presenta, dice Wenty, un membro di uno staff che ha chiesto di essere identificato con un nome finto, a causa del timore di possibili persecuzioni.

"Le persone con l'HIV hanno smesso di venire a ritirare i farmaci, non fanno più il test e neppure vengono per una consulenza".

La clinica sarebbe anche disposta a pagare degli educatori sanitari per scortare i pazienti nelle cliniche private per i trattamenti per le infezioni trasmesse sessualmente. Farebbero in modo che i pazienti potessero rivolgersi ai reparti giusti. Questo servizio è stato introdotto lo scorso anno per via della paura nata nelle persone, ma sembra che non sia del tutto efficace.

Gli amministratori della clinica hanno deciso di dipingere sopra alle pareti le parole "test HIV e di consulenza e supporto psicologico". Stanno anche progettando di togliere il cartello esterno con il nome della clinica.

La Tanzania riceve attualmente circa 380 milioni di dollari l'anno dal PEPFAR, il programma degli Stati Uniti che sostiene le azioni di supporto finalizzate alla prevenzione dell'HIV e AIDS e garantisce i medicinali alle persone che sono sieropositive.
Un portavoce del USAID ha scritto una e-mail al NPR. dicendo " Siamo sempre stati coerenti nell'esprimere le nostre preoccupazioni e nel dichiarare tutte le azioni intraprese da alcuni funzionari della Tanzania rivolte agli operatori sanitari e alle organizzazioni della società civile che forniscono servizi a quella parte di popolazione a rischio di contagio dell'HIV/AIDS". Ha poi esortato dicendo."La Tanzania deve mantenere i propri impegni presi in precedenza, sulla lotta contro l'epidemia di HIV e AIDS e deve servire tutte le persone e la popolazione in modo uguale senza nessun pregiudizio o discriminazione".

In un comunicato pubblicato su di una pagina facebook il 17 febbraio dopo che il governo ha annunciato il divieto imposto ai centri finanziati dagli Stati Uniti, l'Ambasciata della Tanzania ha detto di aver anticipato la decisione nella quale :"saranno un numero minore di tanzaniani a ricevere il servizio sanitario ed i trattamenti di soppressione virale, ed il rischio è quello di espandere l'epidemia fra i più bisognosi".

Neela Ghoshal, una ricercatrice di Human Rights Watch nella divisione per i diritti delle persone LGBT, ha detto che il governo della Tanzania "Dovrebbe sapere meglio di chiunque altro - che l'iniziativa di bloccare il servizio sanitario dedicato ad un certo gruppo di popolazioni chiave, tra cui gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini è molto pericoloso e potrebbe portare la diffusione dell'HIV soprattutto fra questi gruppi".

"Molta gente smette di aderire alla somministrazioni dei farmaci utili per la loro malattia, perché potrebbe essere pericoloso per loro".

Per Princess Shadya , di 23 anni, questa nuova atmosfera negativa è solo l'ultimo di una serie di ostacoli. Una volta era molto preoccupata al pensiero che non avrebbe più avuto l'acqua dal rubinetto di casa per poter assumere le sue pillole. Ora lei ha paura di andare in ospedale a ritirare i suoi farmaci, perché gli agenti di polizia sono anche pazienti della clinica e si dice preoccupata anche del fatto che potrebbe essere arrestata.

Rama è un uomo gay di 30 anni, si siede accanto a Princess Shadya cercando di confortarla.

"Qui in Africa se sei gay è un grosso problema ci dice, incrocia le dita per formare una "X" sottolineando che l'omosessualità è un tabù in Tanzania ed i "gay vivono nella paura".

servizio di Amy Follan
(traduzione e adattamento International Support)