IN UGANDA , SACERDOTI E PASTORI CONTRO L’OMOFOBIA

IN UGANDA , SACERDOTI E PASTORI CONTRO L’OMOFOBIA

Mentre la comunità LGBTI in Uganda è regolarmente vittima di attacchi virulenti l’associazione Sexual Minorities Uganda (SMUG) ha organizzato un evento a Kampala per la Giornata Internazionale contro l’omofobia e la transfobia.

“Tu non sei solo!” Dice il Pastore Simon al Meeting. Pregate il Signore!” Un invito alla preghiera seguito da un “Alleluia” Ripetuto in coro dal pubblico, che con la voce copre quasi tutta la musica dell’orchestra. La cerimonia a cui hanno partecipato i leader religiosi diverse denominazioni cristiane, ha tutto quello che un incontro ecumenico potrebbe avere. La gente si stringe fino a quando ci sono sedie disponibili nella tenda, come se fosse una piccola chiesa di fortuna. Ma questo è un incontro speciale, perché questo incontro è composto principalmente da membri della comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender (LGBTI), insieme mercoledì 17 maggio, per commemorare la giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia.

L’evento si è svolto nei giardini della sede dell’organizzazione Sexual Minorities Uganda (SMUG).Una grande casa circondata dal verde , situata nel distretto Ntinda, a Kampala. Su di un tavolino si potevano trovare alcuni opuscoli educativi e in un altro angolo del giardino due infermiere del Mulago Hospital praticavano, per coloro che lo desideravano, il test dell’HIV. Julian Pepe Onziema, direttore del programma di SMUG dice :”questo è un giorno molto importante per noi, perchè qui in Uganda c’è ancora molto rifiuto ed intolleranza nei confronti delle persone LGBTI, ma anche perchè permette a tutta la nostra comunità di incontrare altre persone LGBTI per scambiare le loro esperienze”.

DISCRIMINAZIONI E AGGRESSIONI FISICHE

Ma dietro questa atmosfera amichevole , la tensione è rimasta palpabile per tutta la giornata. Per rassicurare i membri della comunità Pepe Julian Onziema aveva diffuso l’annuncio che le autorità erano state informate dell'evento e che due agenti di polizia facevano parte del servizio di sicurezza per garantire assoluta tranquillità. Inoltre, SMUG aveva disposto un ulteriore meccanismo di sicurezza interna, proprio per questo era stato permesso l’accesso ad un numero limitato di invitati.

Le precauzioni non sono mai troppe. L’Uganda rimane un paese molto repressivo nei confronti delle persone LGBTI. Nel febbraio 2014, è stata firmata da Presidente Museveni una legge draconiana  che prevedeva l’ergastolo per le persone omosessuali e l’obbligo di denunciarli se qualcuno fosse stato al corrente della loro omosessualità. Dopo l’inizio delle proteste internazionali, la legge è stata inseguito ribaltata dalla Corte Suprema, sei mesi dopo essere entrata in vigore, gli effetti sulla comunità LGBTI sono ancora visibili anche dopo anni, ed anche oggi, è costretta a subire e ad affrontare una grave discriminazione e molteplici abusi, tra cui anche quelli fisici. Nel mese di agosto 2016, un raid particolarmente brutale aveva messo fine ad una festa organizzata dalla comunità. In qeull'occasione erano stati effettuati diversi arresti e molte persone erano state picchiate.

Julian Pepe Onziema dice che nella maggior parte dei casi “questi messaggi di odio provengono da un background della comunità religiosa”. La legge del 2014, ad esempio, è stata fortemente ispirata da un movimento evangelico americano, ed è per questo che SMUG ha fatto appello a tutte le figure religiose, come il ministro anglicano Denis Iraguha, per farlo venire a parlare all'incontro in modo d'aver potuto contraddire queste opinioni penalizzanti e a sostenere i membri della comunità LGBTI. Denis Iraguha spiega :” Cerchiamo di confortare coloro che non hanno speranza, anche se vengono discriminati dalle proprie famiglie, ci sono altre persone che li amano, in loro è possibile trovare una nuova Famiglia”. Questa è la risposta del Pastore alle prediche omofobe. “C’è ancora molta discriminazione causata dall’ignoranza , penso venga male interpretato il significato di amore. Usano quella che chiamano la cultura africana per combattere le persone LGBTI , ma non sanno neppure quello che sia realmente”.

Secondo Pepe Julian Onziema questa presenza religiosa è anche dovuta al fatto che :” siamo in un momento di dialogo e discussione . Noi non ci escludiamo dalla società nel suo complesso, quindi è importante che i leader religiosi siano qui con noi per dimostrarlo”.

(fonte Le Monde)